Numerosi testi ed epigrafi testimoniano che a Neàpolis, già conquistata dall’Impero romano, ma ancora legata alla propria ascendenza greca, avessero luogo – con cadenza penteterica – degli agoni in tutto simili a quelli che si tenevano ad Olimpia, non a caso denominati perciò Sebastà Isolympia”, ossia “Sacri Agoni Simili ai Giochi Olimpici”.

 

Istituiti a Neàpolis nel 2 d.C. in onore di Augusto, infatti, gli Italikà Romaia Sebastà Isolympia, si svolsero con la presenza o la partecipazione degli stessi imperatori ininterrottamente fino al 393 d.C., quando l’imperatore Teodosio I pose fine a tutti i Giochi olimpici dell’antichità.

 

I Giochi Isolimpici, nonostante il richiamo al modello di Olimpia, avevano però la peculiarità di alternare all’agone sportivo, competizioni di musica, poesia e teatro, che da sempre sono il simbolo della pólis devota alla sirena Partenope.

 

Amartea ha recuperato gli Isolympia dal 2013, per restituire a Napoli un suo patrimonio materiale e immateriale, che si collega ai miti fondativi della città e rispecchia come pochi altri la più profonda identità partenopea.

 

Un grande evento della storia, che restituisce al capoluogo campano un festival composito, unico e prestigioso, di livello internazionale.

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La corona di spighe che costituiva il premio degli atleti vincitori degli Isolympia. Particolare di iscrizione del II sec. d.C., rinvenuta a Borgo Orefici. All’interno della corona è riportata la ΣΕΒΑΣΤΑ. (Per gentile concessione del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, cat. IGI, Napoli, I, 52).